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L'artista eclettico ed innovatore,

che incarna in sé lo spirito di libertà individuale,

enfatizza l'essenza genuina e sfaccettata dell'universo.

(Paola Carrozzo)

Ogni colore che noi vediamo nasce dall’influenza del suo vicino. (Claude Monet)
 
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la ressurezione di Lazzaro - Caravaggio

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2011 12:13
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Post: 216
Città: TIRANO
Età: 67
Sesso: Femminile
12/01/2011 11:18

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Uno dei capolavori più inquietanti del Caravaggio è tuttavia la Resurrezione di Lazzaro. In questo dipinto immerso come altri nell'oscurità il volto di Cristo è il più "oscurato", il più in ombra di tutti.
Della luce cade ciò nonostante sulla sua spalla e lungo il suo braccio steso. Due necrofori poi si girano a guardare non tanto Cristo quanto una sorgente luminosa dietro di lui.
Ciò starebbe a indicare forse qualche altra presenza soprannaturale? A questa domanda confessiamo di non saper rispondere. Questi pochi elementi, sui quali abbiamo prestato attenzione, sono però sufficienti a mettere in discussione, a smantellare la tesi di alcuni critici d'arte che verrebbero ad identificare il significato dell'intervento della Grazia divina con quello della luce impiegata da Caravaggio nella sua pittura.
È poi sorprendente che il corpo di Lazzaro, che non sembra proprio risvegliarsi dal sonno profondo della morte, assuma in diagonale la forma della croce.
La sua resurrezione (sempre che sia avvenuta) è una sorta di crocifissione, un inchiodare la carne alle pene dell'esistenza?
La testa reclinata di Lazzaro, in abbandono sulla spalla sinistra, non è proprio quella di un morto o di chi è appena spirato (una seconda volta)?
Questa testa che non riesce a sollevarsi dal suo letargo mortale, che non riesce a guardare verso la luce, questo palmo aperto della sola mano destra alzata quasi a voler fermare quel braccio teso, quell'indice puntato verso di lui, mostra chiaramente che in questa scena siamo in presenza di qualcosa di estremamente inquietante, qualcosa - non abbiamo alcuna esitazione a dirlo - che ci fa assistere ad una operazione più magica e negromantica che miracolosa. Infatti il corpo di Lazzaro ancora nel sonno della morte o in una sorta di coma o trance risponde sì al comando di Cristo sollevando il braccio con il palmo della mano destra aperto, ma come nell'atteggiamento di voler arrestare quell'ordine, quell'imposizione.
La grandiosità del dipinto, nel suo vasto impianto compositivo, è data dalla capacità di Caravaggio nell'orchestrare spazialmente un'azione drammatica più complessa di quanto possa apparire ad uno sguardo superficiale. In questa scena infatti è possibile immaginare che Lazzaro risponda al comando di Cristo solo dal regno dei morti, implorandolo con quella sua mano destra aperta ed alzata di desistere dall'operazione magica, negromantica o miracolosa, oppure che resuscitato egli viene a mancare una seconda volta, abbandonando la testa in giù verso sinistra, mentre il corpo e gli arti inferiori rimangono rigidi formando con quelle sue braccia aperte una croce in diagonale, che non può non significare il martirio a cui il corpo della resurrezione viene sottoposto in tale operazione.
Se si nota poi che l'unico corpo nella quasi totale oscurità del dipinto è quello di Lazzaro, una tale luce può avere una sua spiegazione, derivando essa non da una fonte esterna bensì dallo stato di rigor mortis del cadavere, che libera quell'anima che sembra costituire il misterioso e drammatico respiro del dipinto.
Infatti su questa strana dipartita di Lazzaro si chinano le due sue sorelle, Maria e Marta, mentre due necrofori sono impegnati a sollevare la botola di un sepolcro sotterraneo ed altre sei figure fanno ressa, accalcate l'una contro l'altra dietro il Cristo, formando così un gruppo di tredici personaggi. Numero questo fatidico e davvero strano in questo contesto. Di queste tredici figure, solo quella di Lazzaro, al centro della scena, si trova per così dire in una posizione intermedia tra il regno dei vivi e quello dei morti. Sotto i suoi piedi si spalanca la botola della tomba sotterranea, sotto la sua mano sinistra, che pende da un braccio inanimato, è raffigurato un teschio. L'unico segno di vita in Lazzaro è dato dalla sua mano destra alzata, che tuttavia va inteso probabilmente come reazione ad una evocazione negromantica. La croce in diagonale del morto indica pertanto qui più che la profondità di uno spazio tridimensionale la presenza nella realtà terrena di altre dimensioni inquietanti: quelle infere e sovrannaturali.
È solo a partire da queste altre "realtà" con cui Caravaggio in qualche modo aveva stabilito un contatto, che, al di là di altre cause contingenti e drammatiche, possiamo comprendere appieno la sua profonda agitazione, la sua paura ed inquietudine, che avevano finito per incidere sul suo equilibrio mentale e che solo traspaiono nella sua pittura da certi particolari davvero raccapriccianti.
[Modificato da elenamary 12/01/2011 11:19]


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Post: 75
Sesso: Maschile
12/01/2011 12:13

E' imponente, guardate quel braccio con l'indice disteso di Cristo che indica il corpo di Lazzaro, come ricorda la scena della Vocazione di S.Matteo. Il gesto della mano di Gesù ha forza e determinazione, rappresenta la sua risposta al richiamo d'aiuto dei parenti del defunto, un gesto che rivela tutto lo stupore di chi comprende di assistere a un miracolo.

[SM=g7372]




Quando il guerriero è stanco o solitario, non sogna di donne e di uomini lontani:
cerca chi gli sta accanto, e condivide il suo dolore o il suo bisogno di affetto, con piacere e senza colpa.
Un guerriero sa che la stella più lontana dell'Universo si manifesta nelle cose che stanno intorno a lui.

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