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La favola di Armida e Rinaldo

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    Paola7325
    Post: 596
    Sesso: Femminile
    00 31/08/2010 22:48



    Rinaldo nel giardino di Armida, 1745 circa




    La storia di Armida e Rinaldo ha avuto il suo massimo interprete figurativo in Giambattista Tiepolo.
    Il grande maestro veneziano è tornato più volte sul poema del Tasso e ha approfondito i diversi momenti,
    cogliendo con grande sensibilità lo sviluppo psicologico fra i due protagonisti, ma senza dimenticare
    l'evocazione di un contesto ambientale affascinante.
    OLtre a varie tele isolate, Tiepolo ha dipanato la storia dell'incantesimo d'amore in due complessi
    pittorici: il ciclo di affrschi della Villa Valmarana, e un gruppo di quattro tele, eseguito intorno al 1745 per i Serbelloni, conservata e oggi integralmente all'Art Institute de Chicago.


    La storia di Armida e Rinaldo in breve

    Le potenze infernali cercano sempre nuovi espedienti per sottrarre dalla battaglia i più valorosi conduttieri
    cristiani. La maga Armida prepara un potente sortilegio, grazie al quale sedurrà Rinaldo, ne farà il suo amante,
    e lo tratterrà su un'isola incantata. Durante la preparazione della magia qualcosa va però storto.
    Armida rimane poco a poco vittima della sua stessa magia e scopre di avere un cuore tenero, che inizia a palpitare per Rinaldo.
    Grazie al serto floreale incantato e a uno specchio magico, Rinaldo dimentica la battaglia e l'assedio e trascorre
    un periodo d'amore e di pace sull'isola di Armida, ricambiato dalla bella maga.
    L'idillio fra i due manti viene spezzato dall'arrivo di due crociati che, dopo un lungo girovagare, scoprono Rinaldo
    e Armida teneramente abbracciati. Uno dei due coinvince Rinaldo a guardarsi riflesso in un lucido specchio:
    Rinaldo vede un'immagine molle, effeminata e si risveglia bruscamente dal sogno.
    Sèezza la ghirlanda di fiori che lo teneva avvinto come una profumata catena, e abandona la bella incantatrice.
    Sulla riva, mentre Rinaldo sta per salire sulla barca che lo riporterà all'accampamento, avvienela scena 
    madre. Rinaldo indugia per un attimo, e Armida riesce a raggiungerlo.

    "Allor ristette il cavaliero: ed ella
    sovragiunse anelante e lagrimosa;
    dolente sì che nulla più, ma bella
    altrettanto però, quanto dogliosa.
    Lui guarda, e in lui s'affisa, e non favella:
    o che sdegna, o che pensa, o che non osa.
    Ei lei non mira; e, se pur mira, il guardo
    furtivo volge e vergognoso e tardo"  (XVI canto, dalla "Gerusalemme Liberata")
     


    [Modificato da Paola7325 31/08/2010 22:49]
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    elenamary
    Post: 216
    Città: TIRANO
    Età: 67
    Sesso: Femminile
    00 01/09/2010 13:40
    Se Rinaldo è un personaggio famoso dell'epica medievale francese, le cui avventure sono riprese e ampliate da Pulci, Boiardo e Ariosto, Armida rappresenta invece una invenzione poetica di Torquato Tasso, che dapprima affascina e in conclusione commuove. Dell'avvenente maga pagana l'autore si serve infatti abilmente per giustificare una passione sensuale del cristianissimo capostipite degli Estensi, che risulta essere appieno scusabile, in quanto si pone in una condizione di follia amorosa determinatasi ad opera di diaboliche arti magiche. Rinaldo, già liberatore di molti compagni sedotti dall'incantatrice, non può, a sua volta, sottrarsi dall'ammaliante corteggiamento di Armida, che lo tiene imprigionato tra le delizie del suo palazzo e le piacevolezze del suo giardino, nelle isole Fortunate.

    Di certo ispirandosi all'illustre precedente dell'orto di delizie di Alcinoo (Odissea, libro VII), il canto XVI della Gerusalemme Liberata sviluppa pertanto uno dei topoi più ricorrenti della cultura classica, quello del locus amoenus. L'incantesimo del luogo è tuttavia tradito dalle labirintiche strutture delle sue logge, che fanno di esso un vero e proprio hortus conclusus e rendono ingannevole ogni percorso. Peraltro il giardino sembra essere un artificio meraviglioso che la natura ha prodotto, "scherzando", ad imitazione dell'arte: Tasso ribadisce dunque, con dicitura rovesciata, una delle nozioni fondamentali dell'estetica antica che contemplava un'arte ad imitazione della natura.



    Splendida interpretazione pittorica dei due del Tiepolo [SM=g2277719]