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01/07/2010 15:08 | |
Il mito della sensualità d'Oriente
"L'incedere di una donna araba che regge una brocca in capo! È come vedere Ruth che si reca alla fontana".
Era questa l'impressione che suscitava in Pierre Auguste Renoir la vista di una di quelle scene di vita quotidina nell'Algeria dell'800.
Ogni gesto, ogni situazione, ambientata però in quell'Oriente islamico dal sapore di "Mille ed una notte" subito si ammantava di un mistero e di una sensualità dalla quale sembrava non potersene più liberare. Renoir subiva il fascino dell'Oriente, come lo era stato anche per altri artisti: da Ingres a Delacroix che, ereditando dal secolo precedente il tema dell'Odalisca sensuale, lo avevano trasformato in una sorta di evocazione del sogno orientale, dove le curve del flessuoso corpo femminile fluivano per confondersi con il profilo delle dune.
La morte di Sardanaplo di Delacroix, aveva aperto un genere di largo successo, con un'autentica orgia di sensi, di ori, di vizi e lussi. Per questo Renoir aveva dipinto la Donna di Algery, dallo sguardo languido e umido come l'oasi del deserto. Aveva poi dato largo sfogo a questa sete d'Oriente con le Parigine in costume algerino.
Come dire: sognare non costa nulla!
(libro consultato: Arte e erotismo, ed. Electa)
Pierre Auguste-Renoir Le grandi bagnanti, 1887
Jean-Auguste-Dominique Ingres La grande odalisca, 1814
Pierre-Auguste-Domenique Ingres Odalisca con la schiava, 1839
Eugéne Delacroix Le donne d'Algeri,1833-1834
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